Lorenzo Insigne, capitano del Napoli dopo la cessione di Hamsik, ha rilasciato una lunga intervista al Corriere dello Sport. Il calciatore napoletano ha affrontato diversi temi, in particolare quello legato al suo futuro.

Sul presente: “Sto meglio, sto quasi bene. Ho fatto un differenziato robusto Giovedì e un allenamento in gruppo Venerdì. Ora resta la rifinitura e poi deciderà Ancelotti”.

Sulla sfida con l’Arsenal: “Affronteremo una squadra che ha talmente tanta qualità da non poter scegliere quale sia il migliore. E poi troveremo ritmo, intensità, organizzazione tattica”.

Sul suo procuratore Raiola: “Ho scelto Raiola per andare via? Niente di tutto ciò e siete liberi di non crederci. Ma ritengo che Mino, con Jorge Mendes, sia il più forte in circolazione e che rappresenti un’autorità in materia. Ma non c’è dietrologia. Finché starò qui io darò sempre il 110 per cento e qua voglio starci a lungo”.

Sul suo futuro: “Se mi vedo con un’altra maglia? Adesso, mentre ne stiamo parlando, e più in generale ora, in questa fase, non ci penso neppure. Però so bene che magari in giro possa esserci qualcuno che mi stimi. Ma non esistono squadre, né interessamenti. Ho il dovere di pensare, senza essere immodesto, che in questi anni con il Napoli abbia dato qualche dimostrazione di ciò che so fare. So anche che ho ventotto anni e che possa capitare, in carriera, di ritrovarsi dinnanzi ad un’offerta, come dire, irrinunciabile. Questo sì, può succedere. La mia valutazione? Non ne ho la più pallida idea. A me il mercato sembra di nuovo impazzito ed eventualmente il prezzo lo fa il campo. E poi non sono affari miei: io devo giocare, segnare, divertire”.

Sul giocare nel Napoli da napoletano: “Per un napoletano come me qui le pressioni sono maggiori rispetto ad altri calciatori perché la gente si aspetta di più. A volte le responsabilità costituiscono un energizzante, dunque hanno effetti positivi, ma ci sono anche momenti in cui possono essere controproducenti e quindi negative. Non siamo macchine, ricordiamocene, un periodo buio è inevitabile. Vivo assaporando le soddisfazioni con parsimonia e poi scoprendo che quando non si vince, la sofferenza è secca: io ci sto male. Mi scoccia assai arrivare a un passo dal successo e poi ritrovarmi senza niente tra le mani, che so un trofeo da alzare al cielo. E questo dà fastidio anche ai miei compagni di squadra di questo Napoli, che è fortissimo e che meriterebbe di regalarsi una soddisfazione”. 

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