Buona la seconda? No, ma è andata un pochino meglio. Pare. La formula dubitativa è d’obbligo, perché dati ufficiali sulla prestazione di Dazn durante il fine settimana calcistico non ce ne sono (ancora).

Trapela solo un leggero sollievo per aver arginato i singhiozzi nel corso del big match di sabato sera fra Napoli e Milan, per cui era lecito attendersi un pubblico più consistente di quello che ha seguito le partite del difficile esordio della piattaforma britannica di streaming nel massimo campionato nostrano. Il picco comunicato (e mal gestito) dalla società erano stati i 440mila dispositivi connessi contemporaneamente all’84esimo di Sassuolo-Inter.

Sui social non sono mancate lamentele anche questa volta: c’è chi ha fatto fatica a entrare nel suo profilo, chi si è perso la zampata di Bonaventura al 15esimo del duello fra Ancelotti e Gattuso e chi si è dovuto arrendere a qualche rallentamento o blocco di troppo. «Clienti di Dazn, Spal-Parma è finita 1 a 0. Adesso», ha poi ironizzato ieri qualcuno su Twitter.

Come detto, la sensazione diffusa è che comunque ci sia stato un miglioramento. Non avrebbe a che fare con l’intervento di Tim di cui si era parlato la scorsa settimana: l’operatore non avrebbe ancora fornito alcuna Content delivery network (Cdn) a Dazn per aiutarla ad avvicinarsi alle abitazioni. Al netto dei problemi di connettività dei singoli utenti, la croce ed eventuale delizia futura rimane però questa: le Cdn, reti di server speciali per rendere più capillare la distribuzione.

Se Dazn, acquistati i diritti a ridosso dell’inizio della competizione, aveva sottovalutato il carico potrebbe aver «modificato gli accordi che aveva già con i suoi distributori Cdn, anche se non è facile intervenire sulle infrastrutture in una sola settimana», spiega al Corriere il docente di Computer Science del Politecnico di Milano Paolo Cremonesi.

In soldoni: i britannici avrebbero messo mano al portafoglio in corsa per poter contare su un’infrastruttura migliore. Cremonesi sottolinea inoltre come Dazn potrebbe aver sottostimato quanto sarebbe poi accaduto in fase di iscrizione e login: «Tipicamente i tifosi si collegano tutti nello stesso momento e il sito può andare in crash. Risolvere questo problema è relativamente più facile, basta affidarsi a un sistema più potente».

Si è trattato soprattutto di difficoltà di rodaggio, dunque? Saranno le prossime partite, e soprattutto le prossime stagioni con altre piattaforme attive, anche in altri mercati, a rispondere.

Per ora colossi dalle spalle tecnologiche più larghe come Amazon o Facebook hanno preferito iniziare a giocare con Nfl Champions League senza chiedere alcun abbonamento. E adesso abbiamo capito tutti perché.

Fonnte: Martina Pennisi per Corriere della Sera

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