Maurizio Sarri è il nuovo allenatore della Juventus.

L’ufficialità è arrivata domenica pomeriggio.

Questa mattina c’è stata la presentazione del neo allenatore all’Allianz Stadium.

Ecco le parole di Sarri:

Sono contento di essere qui oggi. 

Al Napoli ho dato tutto. Poi avevo un dubbio, non potevo passare direttamente in un’altra squadra italiana e ho deciso di fare un’esperienza bellissima in Premier League. Poi volevo tornare in Italia. L’unica offerta mi è arrivata dalla Juventus, miglior club italiano al momento, che mi ha offerto l’opportunità di tornare in italia. E’ il coronamento di una carriera lunghissima. 

Ci può raccontare qual è stata la sua sensazione quando è stato contattato dalla Juventus?

È stata una sensazione forte perché avevano una grande determinazione. Non ho mai visto, in 30 anni di carriera, una società così determinata a prendere un allenatore. Sono stato attirato dalla determinazione e dall’atteggiamento di questi dirigenti. 

Sono contento del fermento che sto vedendo in Serie A. E’ un anno stimolante per gli allenatori, ci sono i presupposti per creare qualcosa di interessante e colmare il gap con la Premier League, ma sarà un percorso lungo.

Pensa che sarà giudicato per quello che farà in Champions e cosa si aspetta?

Mi aspetto di svegliarmi la mattina e studiare come vincere le partite. In Italia la Juve è la favorita e ha l’obbligo di fare bene. In Champions l’obiettivo è di vincere, ma in Europa ci sono 8-9 squadre che hanno lo stesso obiettivo. Le responsabilità sono più forti in Italia. Quello europeo è un sogno da provare a conseguire con ferocia.

Il mio è un percorso lungo fatto di tanti passi graduali. Mi fa piacere essere nella squadra più importante d’Italia. E questo è un ulteriore passo in avanti, dopo l’esperienza al Chelsea FC. 

Bisogna avere le idee chiare su 2 o 3 giocatori che ci possono far fare la differenza e poi metterli nelle condizioni per farli esprimere al massimo. Il modulo sarà una conseguenza. 

Ronaldo? Al Chelsea FC ho allenato giocatori molto forti, ma poter allenare Cristiano è un’emozione, perchè è un passo ulteriore in avanti. Vorrei aiutarlo a rompere qualche nuovo record. 

Nei suoi anni di Napoli ha indicato la Juve come un potere costituito…

Da bambino ero tifoso del Napoli e quindi lì ho dato tutto moralmente e tecnicamente. Ho vissuto 3 anni con il pensiero di battere la Juve perché eravamo in quel momento l’alternativa più credibile. Ho dato il 110%, ma non ci siamo riusciti. Lo rifarei. Ma è un’avversità sportiva che adesso è finita. La mia professionalità mi porterà a dare il massimo per questa squadra.

Per le maglie per cui ho lavorato ho dato il 110% e lo farò anche con questi colori.

Cosa le piace della Juventus? Ha già pensato a come far rendere al meglio Ronaldo?

I Club sono fatti da persone. Come primo approccio, mi è piaciuta l’unità tra i dirigenti. Il rapporto con le persone porta a dare quel qualcosa in più. Sento il supporto forte. Loro sono un gruppo forte per compattezza, determinazione e mentalità.

Per quanto riguarda Ronaldo, posso dire di aver già allenato il giocatore che ha battuto il record di gol in Serie A. Mi piacerebbe averne due. Sarebbe un’immensa soddisfazione. 

Come pensa di superare lo scetticismo del popolo juventino?

Arrivo con scetticismo come dappertutto. Arrivo a Empoli e sono scettici. Così come al Napoli e al Chelsea. E ora alla Juve. Vengo dalla storia mia. Per togliere lo scetticismo c’è un solo modo: vincere e convincere. Andare in campo per divertire e fare risultato. 

‘Vincere non è importante, è l’unica cosa che conta’, cosa ne pensa di questo motto?

Io ho vinto poco, in categorie basse. Penso che l’obiettivo di divertirsi in campo non sia antitetico a quello di dover vincere. Una squadra che si diverte e diverte il pubblico acquisisce l’entusiasmo che diventa benzina per andare a vincere. Giocare bene non vuol dire essere una squadra frivola. 

Quando un giocatore ha le qualità di Dybala o Ronaldo può giocare in qualsiasi ruolo. Quello che può cambiare è solo l’interpretazione del ruolo. 

Tuta o giacca e cravatta?

Parlerò con la società. Non abbiamo ancora parlato di questi aspetti. Io preferirei andare in campo con la tuta. All’esterno rappresenterò la Juve con la divisa sociale, come da contratto. L’importante è che alla mia età non mi facciano andare nudo (ride ndr).

Come sono cambiate le metodologie di allenamento da squadra a squadra?

Cambiano le caratteristiche dei giocatori. Il Napoli era una squadra di giocatori al servizio della squadra. Il Chelsea ha giocatori tecnicamente superiori ma con caratteristiche diverse, quindi con meno fluidità ma lo stesso efficace e solida. Gli allenamenti vanno adattati al gruppo. La filosofia di gioco rimane la stessa ma bisogna avere la fluidità mentale di adattarla alle caratteristiche dei giocatori.

Viaggio in Grecia per parlare con Ronaldo?

Probabilmente parlerò con 2 o 3 giocatori, per condividere idee, confrontarci, e capire anche cosa pensano di loro stessi e delle loro caratteristiche.

A Napoli sei stato molto più di un allenatore. Cosa ti aspetti in Napoli-Juventus e che tipo di atteggiamento assumerà nei confronti dei cori razziali?

Cambiando squadra non cambio idea. È giusto cambiare anche le partite. La mia idea di fondo rimane la stessa: è una manifestazione di un’inferiorità così netta che si respira negli stadi europei che mi sembra ora di dissociarci tutti e dire basta. Se esco dal San Paolo so che se mi applaudono è una manifestazione d’amore, se mi fischiano è una manifestazione d’amore. Uscirò volendogli bene come prima in un modo o in un altro.

Cosa l’ha convinta ad accettare subito la Juve?

Ho la capacità di capire quando davanti ho persone con grande convinzione. E nella dirigenza della Juve l’ho vista. Mi hanno dato la convinzione che volessero me come allenatore.

Bisogna partire dai giocatori talentuosi, che sono quelli che fanno la differenza, ad esempio Ronaldo, Dybala, Douglas Costa e gli altri giocatori di talento, e costruirgli intorno.

Higuain? Al Pipita voglio molto bene. Dipende da lui. Ascolterò tantissimo la società, che conosce i ragazzi meglio di me, perchè sarebbe una mancanza di rispetto imporre la mia opinione.

Allegri? Lascia un’eredità pesante. Vincere quello che ha vinto lui è difficilissimo. Ha fatto risultati straordinari e vorrei vedere nella squadra quella capacità di risolvere le difficoltà con la lucidità che ha trasmesso lui.

Farà qualche richiesta di mercato particolare?

Vediamo quale sarà il nostro modulo di riferimento e valuteremo. Non sono uno che ama fare richieste sui nomi, ma sulle caratteristiche sì. Parlerò con Fabio, lui conosce i giocatori meglio di me, ha più competenza di me.

Io integralista? Mi sembra esagerato. Negli ultimi anni sono partito con un modulo e ho concluso con un altro. 

Non so cosa sia il ‘Sarrismo’. L’ho letto sulla Treccani ma io sono sempre stato così, cambiando grazie alle esperienze, ma rimanendo fedele ai concetti. Sono una persona diretta, forse anche troppo, e ciò porta a scontri, che sono però risolvibili.

Tra i messaggi che ha ricevuto c’è stato anche un sms di De Laurentiis? Ha sentito Allegri e pensa di chiamarlo?

Non ho sentito il presidente con il quale tutti pensano abbia un brutto rapporto, ma io Aurelio lo ringrazierò sempre. Penso che poche volte un napoletano tifoso del Napoli abbia allenato la sua squadra. E’ stato un regalo enorme e lo ringrazierò sempre. Poi possono esserci divergenze durante il percorso ma fa parte dei caratteri. Massimiliano non l’ho sentito, di solito d’estate a cena con amici comuni lo chiamiamo e ci scambiamo qualcosa. Per il momento non l’ho sentito, ho fatto un’estate difficile, spero di avere un paio di settimane per sentire anche lui, ma di solito è un ‘cazzeggio’, non parliamo di argomenti seri.

Ha avuto occasione di parlare con Higuain? E può convivere con CR7?

Con Gonzalo al momento non ho parlato dopo la festa post finale di Baku non l’ho più sentito. Come ho detto prima dovevo farmi le mie idee sulla Juve e su questo ambiente, sentire la società. Lui è un tesserato della Juventus e quando rientrerà avremo modo di parlarci. Gonzalo è un centravanti che per qualità tecnica può giocare con chiunque, non lo vedo un grandissimo problema. Io prima dicevo che dipende da Gonzalo perché la mia sensazione è che Gonzalo abbia vissuto male il post Juve e sia uscito un po’ scosso dalla Juventus e abbia fatto una stagione in cui, come sempre quando uno subisce un trauma emotivo, succede. Se ha una reazione forte è un ragazzo che ha l’età giusta per fare ancora due o tre anni di grande livello.

Con il senno di poi rifarebbe le stesse cose contro la Juve? Ha pensato se le verrà concesso di essere sé stesso anche qui?

Non so cosa sia lo stile Juve. Io ieri mi sono trovato a cena con amici, non con etichette o differenze. Certe cose le ho detto, certe le ho sbagliate, altre sono state strumentalizzate. Ho visto in questi una polemica sulle maglie a strisce che stanno strumentalizzando perché in realtà è una litigata con Orsato ed in realtà era dopo Empoli-Milan. La questione del dito è un errore da parte mia, una reazione esagerata che ho avuto, ma penso che fu ben spiegata anche nel post partita. Io andai in sala stampa e dissi che avevo fatto un brutto gesto, un eccesso di reazione nei confronti di 10-15-20 stupidi e non nei confronti della Juventus. Non ho niente contro i tifosi della Juve, sono stato sempre in panchina in mezzo ai tifosi, poi se in mezzo a 45.000 persone ci sono 20 stupidi che ti sputano e ti dicono terrone di m***a, dovevo non reagire, ma non li considero tifosi della Juventus. 

Bernardeschi è un giocatore che mi piace. Ha una grandissima qualità: la coordinazione. Gli manca un pizzico di continuità. E’ nel momento della sua carriera in cui deve specializzarsi.

Devo capire quanto attuare la mia filosofia e quanto lasciare alle caratteristiche dei giocatori. Io organizzo la squadra in 70 metri ma negli ultimi 30 si gioca su principi, lasciando libertà. Ogni squadra è un figlio diverso. 

Speriamo di vincere, facendo divertire“.

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