Gi addii nel mondo del calcio sono riportati nelle storie tristi, su quelle pagine che quando vengono lette richiamano sempre la lacrimuccia.
Il 30 Maggio del 2015, giusto 5 anni fa, un certo “Maestro”, lascia dopo 493 presenze la maglia bianconera. Con lui, però, non va via un semplice giocatore della juve, quell’ultima partita contro il Verona segna di fatto il ritiro (anche se poi ha continuato in Mls) di un pilastro del calcio italiano del XI secolo; quel giorno fu l’ultima partita italiana di Andrea Pirlo.
Il Maestro come verrà ribattezzato in America, è stato sicuramente uno dei giocatori più essenziali della storia calcistica. Oggi sentiamo spesso dire:” quello li gioca alla Pirlo “, questa espressione rispecchia a pieno le caratteristiche individuali di un giocatore che ha fatto della sua visione di gioco una Santa “religione”. Criticato per la sua lentezza, ha dimostrato a tutti che si può essere dei fenomeni anche non avendo la velocità di Martins, o la potenza di Roberto Carlos. La classe cristallina di quel ragazzo fu chiaramente notata già molti anni prima che diventasse quello che tutti sappiamo. In un intervista un certo Roberto Baggio dichiarò che uno dei suoi goal preferiti fu quando riuscì a scartare , con uno stop a seguire, l’allora portiere bianco nero Van der Sar e ad insaccare. Quel lancio millimetrico con cui fu servito gli arrivò da un numero 5 coi capelli lunghi: era proprio Andrea.
Poi tutta la sua Carriera andò per il meglio, dal mondiale vinto ai tanti scudetti tra Milan e Juve. Ma il “Maestro” non sarà ricordato solo per la sua splendida e vincente carriera, il suo posto negli annali del calcio gli sarà garantito dalle sue ” semplici” creazioni: le punizioni evolute alla Juninho Pernambucano, la sua visione di gioco, i lanci millimetrici, gli assist ai compagni e soprattutto la sua umiltà, perché dietro il calciatore c’è sempre l’uomo.