“Accetto con umiltà e orgoglio questo premio. So come è andata la scelta, siete stati lì con i foglietti a decidere e avete detto ‘Diamolo a Vialli quest’anno perché magari l’anno prossimo sarà troppo tardi”: con ironia Gianluca Vialli ha ritirato il premio ‘Il bello del calcio’ in memoria di Giacinto Facchetti. “A proposito del cancro – ha aggiunto – voglio dire che sto bene. Non è stato facile ma questo periodo mi ha insegnato molto e mi sto preparando fisicamente e psicologicamente meglio di quando giocavo a calcio, quindi credo che dovrete sopportarmi ancora a lungo”. “Sono rimasto sorpreso, scioccato di aver vinto questo premio. Finora mi hanno detto che ero quello ‘simpatico’ poi ho visto che lo hanno dato anche a Zola e allora…. Nella vita serve ‘calling’ la vocazione, la chiamata. Avevo appena iniziato a camminare, ho dato un calcio al pallone e mi sono innamorato. Il talento non è importante, lo è la continuità. Io al calcio devo tutto. Dalla prima macchina, alla verginità persa”.

Fonte: ANSA

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