ROMA – Ne ha le scatole piene di fare il commissario del calcio. Lo si avverte chiaramente nonostante risulti altrettanto evidente che è riuscito a ritagliarsi un’oasi di totale serenità nelle turbolenze – un dono dell’esperienza. Dal primo febbraio a oggi Roberto Fabbricini ha provato a dare un senso definitivo all’incarico temporaneo che gli affidò Giovanni Malagò, pur incrociando una formidabile serie di lentezze, fastidiose interferenze, dissonanze, ribellioni, velate minacce, ostacoli: «Ostacoli che si chiamano interessi individuali contrastanti e discutibili doveri di appartenenza». A 73 anni quasi tutti di sport Fabbricini conosce alla perfezione i mondi, i modi, i ruoli, le regole, gli orti, le aie, anche i polli non suoi: è l’uomo giusto «nel posto sbagliato, forse» ammette «solo per una serie di figure dirigenziali di ottimo livello, se prese individualmente, prive però di un obiettivo comune». La luce di un’estate sempre più piena, mezz’ora insieme, il commissario ha, come noi, un’evidente urgenza di chiarezza e di chiarimenti. Mi avverte di non sentirci bene dall’orecchio sinistro («colpa di un viaggio in treno, di una sosta infinita e probabilmente dei filtri dell’aria condizionata poco curati, penso io; Ferrero mi chiama ogni minuto per sapere come sto», e ride). Ma nell’occasione non deve ascoltare, deve parlare. «Sono alle prese con il mantra dell’assemblea, sembra che tutti attendano con impazienza questa benedetta scadenza del 22 ottobre».

Del 15.

«Il 15 no, non è proprio possibile, il 15 saremo al Quirinale per i 120 anni della Federazione. Porteremo i campioni del mondo dell’82, quelli del 2006, la nazionale femminile che si è qualificata ai Mondiali di Francia e il gruppo di Mancini».

[…]

Lei cosa si aspetta dall’appuntamento del 22 ottobre?

«La svolta sarà l’approvazione del nuovo statuto che modificherà radicalmente l’attuale sistema e ridisegnerà anche il consiglio federale. Il limite dei tre mandati renderà ineleggibili alcuni soggetti».

Chi, ad esempio?

«Lotito, Tommasi, Ulivieri i primi che mi vengono in mente». 

[…]

Se Malagò, dopo l’esperienza di questi mesi, le chiedesse di proseguire, accetterebbe?

«Risponderei di no, anche se ho trovato positivo vivere questo mondo da dentro. Certo, si appalesa spesso la domanda “ma chi me lo fa fare”?».

La sua qualità principale?

«Sono un ostinato osservatore delle leggi dello Stato»

Fonte: Ivan Zazzaroni per Corriere dello Sport

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here