NAPOLI – Si comincia dal portiere, almeno una volta era così: però adesso visto che c’è il resto – ed è tanto, talento che tracima – bisogna avere la capacità di mettersi in buone mani. Si parte dal basso, con il numero 1 (o come vorrà il diretto interessato)… È toccato a Pepe Reina per tre anni, e sarebbero quattro negli ultimi cinque; prima di lui c’era De Sanctis. Profili diversi, però diretti, leader dentro, uomini che hanno fatto avvertire il peso della propria presenza e hanno tracciato un solco: dritti verso la Champions (quando è stato possibile), altrimenti comunque Europa. E allora, si sceglie, ed in base a ragionamenti che il Napoli fa ignorando il portafogli: serviranno due portieri, un titolare e un altro che con Sepe tenga alta l’attenzione, non c’è un budget preciso ma una disponibilità chiara ad investire, e non esistono (non ora) gerarchie, perché piacciono Meret Areola alla pari, ognuno con i propri pregi e gli immancabili difetti. Poi viene il resto del mondo, che sfila lungo la linea bianca: polvere negli occhi, comunque.

EHI, BABY – Alex Meret è diventato il “pretendente” al ruolo, però «quando vai a spendere dai Pozzo i prezzi diventano illogici». Incurante della sua stessa analisi, Aurelio De Laurentiis ha parlato con Gino Pozzo, gli ha chiesto semplicemente il prezzo del suo gioiellino, ha ricordato tutti gli affari chiusi in passato ed ha provveduto a presentare l’offerta: venti milioni di euro, comprensivi di bonus, per tentare di spostare la concorrenza della Fiorentina e della Roma. (…)

Fonte: Corriere dello Sport.it

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