NAPOLI – «Why always me?» avrebbe scritto Mario Balotelli, sistemando il proprio torace scultoreo in mezzo al campo, tirandosi su la maglietta e ponendosi ad uso e consumo di fotografi e telecamere, perché con un clic e uno zoom lo lasciassero al centro dell’universo. E mentre ora sui social si scatenano le interpretazioni più ampie, più vaghe, anche più sconcertanti su un labiale e una mimica assai chiara, a Lorenzino Insigne, lo scugnizzo di Frattamaggiore, dev’essere semplicemente passato per la testa lo stesso, identico concetto: «Ma ce l’avete ancora con me?».

GIRO DI NERVI – E’ intanto però è stato come lanciare un fiammifero (acceso) nella tanica di benzina e ciò che rimane del san Paolo, di quel pomeriggio (apparente) d’un giorno da cani, è l’eco distinta di uno schiamazzo a cielo aperto: sono volati di nuovo gli stracci, ed era già successo, il 14 aprile del 2014, nel momento in cui s’ebbe percezione che lo spareggio di Champions stesse per indirizzarsi verso Bilbao. Fu pure quella volta tutta colpa di una parabola, il classico tiro che diventa l’estasi (spesso) e talvolta si trasforma in tormento popolare, inducendo uno stadio (anzi parte di uno stadio) a sfogare la propria insofferenza, ignorando che là in mezzo c’è anche altro, per esempio adrenalina e acido lattico che, mischiandosi, creano una esplosione fragorosa.

Fonte: Corriere dello Sport.it

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