NAPOLI – Piacere, Inglese: un’ora e mezza per (ri)scoprire Napoli e capire l’effetto che fa. La chiameranno – semplicemente – partita, inconsapevoli che dentro ci sarà ben altro: lo stato d’animo, un’emozione da novanta minuti, la sensazione di essere finiti nel bel mezzo di un test, e sarebbe l’ennesimo, però sotto gli occhi di una marea di giurati, quarantacinquemila almeno, che vorranno capire, intuire, aggiornarsi. E’ tutto scritto, almeno il contratto: il resto, e vuol dire il destino, andrà atteso come un bambino all’Epifania. Però intanto meglio portarsi appresso il proprio curriculum vitae, in cui sono annotati i “sacrifici” della giovinezza, provando srotolarlo dalla magìa di questa stagione in doppia cifra, dieci reti tra campionato (nove) e coppa Italia, avvertendo almeno sino a gennaio, sulle spalle e nella testa, quel ronzio: tanto va a Napoli.

FATTO – Il passato, si sussurra, non conta e Roberto Inglese è consapevole che quella cessione post-datata dell’agosto 2017 può aver senso o anche no: sceglierà Sarri (o chi per lui, in caso di inaspettata rivoluzione), in base all’organico che si ritroverà per la prossima stagione. E intanto, per portarsi un po’ di lavoro avanti, il giovanotto (ventisette anni ma a novembre) s’è messo a segnare con una certa frequenza, quasi quanto le dodici reti dell’anno scorso, utili per segnalarlo (ancora) a Giuntoli. Però non basta, perché per rendere operativo quel trasferimento e restare nel Napoli sarà indispensabile insistere, osare, spazzare via i luoghi comuni e dimostrare che nel san Paolo un Inglese ci può stare.

Fonte: Corriere dello Sport.it

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