Spegne 30 candeline oggi uno dei calciatori più duttili ed instancabili che si siano mai visti sui campi da calcio: si parla di N’Golo Kanté, centrocampista francese ora al Chelsea ma salito alla ribalta per la splendida vittoria del campionato con il Leicester di Ranieri nella stagione 2015/16.

Vero e proprio motorino del centrocampo blues, risponde alla definizione del moderno “tutto-campista”, essendo in grado di ricoprire egregiamente tutti i ruoli nella zona nevralgica del campo. Veloce, fisico e difficile da superare, è diventato punto fermo anche della nazionale francese, con la quale ha vinto il Mondiale 2018 disputando 7 match.

Come se ciò non bastasse, Kanté si è dimostrato un grande uomo prima che calciatore, ha preso parte ad innumerevoli iniziative benefiche e sociali, ed è passato sotto ai riflettori per una vicenda alquanto particolare che ha vissuto qualche anno fa: incrociato da un fan in una moschea di Londra, ha accettato l’invito di quest’ultimo per una cena a casa sua, trascorsa tra cibo e chiacchiere calcistiche.

Ma ciò che rende apprezzatissimo il centrocampista francese a chiunque mastichi un po’ di calcio è sicuramente la sua tenacia, la sua irrefrenabilità e la voglia che ha di gettare il cuore oltre l’ostacolo. Esempio di calciatore che una volta divenuto professionista non ha mai smesso di alzare l’asticella, per dimostrare a tutti di valere più di quanto pensassero.

Emblematica in tal senso la storia che raccontò Ranieri alle telecamere al termine della stagione con il Leicester: N’Golo Kanté si alzava di primo mattino, e andava a farsi la sua corsetta quotidiana di 4 km, poi arrivava al centro sportivo e ricominciava tutto da capo.

Gli ho sempre detto di riposarsi, di non sprecare troppe energie ma lui mi rispondeva : ‘Mister, io a Boulogne, venivo sempre denigrato da tutti. Mi hanno sempre detto che non ero fatto per giocare a calcio. Oggi mi alleno praticamente sempre per dimostrare a tutti loro, che non ci vuole solo talento, ma anche tanta forza di volontà e passione’.

N’Golo era incredibile, fuori dal normale, sembrava avesse delle batterie nascoste nei pantaloncini. Durante una partita di campionato gli ho detto: ‘Hey, N’Golo rallenta. Rallenta. Non correre dietro alla palla ogni volta, ok?’. ‘Ok, mister’. Dieci secondi dopo ho alzato lo sguardo e stava già correndo.
Gli ho detto: ‘Un giorno ti vedrò crossare la palla e andare a colpire quella stessa palla di testa’”.

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