Gennaro Gattuso, allenatore del Napoli, ai microfoni di Sky Sport, ha commentato la vittoria contro il Crotone:

Le partite sono tutte difficili in Serie A. Complimenti alla squadra per come l’abbiamo affrontata. Il risultato è bugiardo, ma mi è piaciuta la mentalità. Il Crotone ci ha messo in difficoltà, poi è stato penalizzato dall’uomo in meno. Dobbiamo continuare, con la consapevolezza che ogni gara ha una storia a sé. Non è facile giocare ogni 3-4 giorni. Venerdì siamo tornati alle 5-6 di mattina e non abbiamo fatto nulla.

Abbiamo fatto cose importanti. Sul campo abbiamo 21 punti, non sono pochi. Giovedì ci giochiamo il primo obiettivo stagionale. Quattro giorni fa non siamo riusciti a portare la vittoria a casa, giovedì ci giocheremo qualcosa di importante contro un avversario molto difficile. 

Io non voglio calciatori che somiglino a me. Voglio calciatori tecnici. Ma bisogna giocare di squadra, col coltello tra i denti. Se ci sono calciatori che mi somigliano non li faccio giocare perché io cerco un calcio diverso da allenatore, di palleggio e volto a creare la superiorità numerica. Io non ero capace di fare quello che chiedo io ai miei calciatore. Avrei fatto tanta panchina probabilmente. Rinnego il passato? No, assolutamente. Io sono orgoglioso di quanto fatto in carriera da calciatore, ma il calcio negli ultimi anni è cambiato. Si palleggia molto di più e si cerca così superiorità numerica. Siamo stati bravi noi ad imparare dagli altri, in Italia stiamo facendo un calcio diverso da qualche anno. 

Zielinski? Non ho mai visto gente che salta l’uomo come lui, danza quando ha la palla. Per diventare un top player gli mancano 7-8 gol, che ha nel bagaglio. Ha tecnica, balistica e non solo. Dopo il Covid ha fatto un po’ di fatica, ma è molto molto forte. Mi piace molto per come gioca, da mezzala e da sottopunta. 

Soffrivi la pressione di Ibrahimovic ai tuoi tempi? Rompevo più io le scatole a lui che lui a me. Ero più martello di lui. Tante volte gli dicevo di stare zitto perché c’erano persone che potevano accettare la cazziata che faceva lui e persone che potevano non accettarla. Devi sapere con chi alzare la voce, a chi dire ‘bravo’. Lui invece non guarda in faccia a nessuno, è un kamikaze. A volte gli dicevo che doveva stare più calmo. 

Chi lo soffriva di più? Secondo me ad Abate ha fatto passare le pene dell’inferno. Non è un caso che Ibra a 40 anni riesca a fare ancora la differenza. E’ molto esigente e ha un fisico che lo aiuta. Per il Milan è stato qualcosa di importante, di mentalità, di voglia. In allenamento se perde una partitina può spaccare lo spogliatoio in due minuti. Questo ti fa capire che mentalità ha, che giocatore è. 

Ai miei tempi c’erano i telefonini, ma non erano così tecnologici. Ora hanno sempre il telefonino in mano, sono cambiati i tempi. Gli allenatori devono essere bravi a capire in che mondo viviamo, come i padri. Non posso pensare di educare mio figlio come mio padre ha fatto con me, mi devo mettere l’anima in pace e trattarli in maniera diversa. Ad esempio a me non piace la musica, ma le cose che possono fare fastidio a me non contano, le cose sono cambiate. Noi eravamo più fissati sulla concentrazione, venivamo da una storia diversa. Oggi secondo me su questo non puoi essere troppo martello“.

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